Gandhi, noto uomo politico indiano, nel suo libro "Regime e riforma alimentare", afferma: "Per liberarsi da una malattia, occorre sopprimere l’uso del fuoco nella preparazione del pranzo".

Albert Mosséri

Albert Mosséri
"La pratica dell’igienismo così come io la pratico oggi è venuta per gradi; ho dovuto percorrere numerose tappe, in quanto avevo bisogno di cercare il regime adeguato, le buone idee, cosa non facile. E una volta trovate le soluzioni, le tentazioni esterne e interne sono talmente forti che le cose trovate non si possono applicare a primo colpo. Furono necessari anni e anni di lavoro per poter praticare l'igienismo puro...."

A R C H I V I O

Piu' impariamo le leggi della natura che regolano e governano la nostra salute, meno dobbiamo temere il distruttivo attacco della malattia. A. Ehret

Deiezioni


Deiezioni o evacuazioni durante il digiuno





La quantità di feci che si formano durante il digiuno è inferiore rispetto a quanto avviene durante il normale regime alimentare e di conseguenza le evacuazioni sono scarse: non è raro il caso di soggetti che non defecano spontaneamente nemmeno una volta nel corso di digiuni anche lunghi.
Quanto detto non è in contraddizione con l'affermazione che il tubo gastroenterico si trasforma in organo di eliminazione.
In realtà nella cavità del tubo digerente si riversano secrezioni varie che smaltiscono così materiali di scarto (muco, cellule di sfaldamento, sangue e bile che veicolano cataboliti vari e sostanze tossiche di origine esterna; altre sostanze possono riversarsi nel lume del tubo digerente per osmosi attraverso la mucosa, fuoriuscendo dai capillari e invertendo così la normale fisiologia) ma, venendo a mancare i succhi digestivi e i residui alimentari, la massa fecale risulta fortemente diminuita.
Essendo diminuita anche la normale peristalsi intestinale, possiamo renderci conto delle scarse evacuazioni.
Il materiale di scarto riversato nel lume intestinale tende ad essere spinto verso l'ampolla rettale e qui si accumula anche per molti giorni, senza rischi di riassorbimento, essendo assai scarse le capacità di assorbimento dell'ultimo tratto dell'intestino.
Dal momento però che il riassorbimento non si può del tutto escludere, a parte altre considerazioni, è consigliabile nei lunghi digiuni l'uso opportuno di clisteri e lavaggi del colon, come vedremo.
Durante il digiuno di 30 giorni un paziente ebbe quattro defecazioni, tre delle quali con l'aiuto di un clistere. In complesso emise 150 grammi di materiale fecale allo stato secco, meno di quante ne vengono emesse da un adulto in condizioni di alimentazione normale nelle 24 ore.
Le feci si mostrano sempre meno fetide del normale e si chiede se questo non significhi che durante il digiuno diminuiscano i processi putrefattivi.
Il fatto si potrebbe spiegare con un riassorbimento delle sostanze fetide, emesse poi dai diversi emuntori (reni, polmoni, cute).
Pur non escludendo questa evenienza (che rende consigliabile l'uso dei clisteri e dei lavaggi intestinali) non rigetteremmo  la prima ipotesi.
La putrefazione avviene soprattutto nel colon a carico dei residui proteici: man mano che il colon, nel corso del digiuno, si svuota dei residui, che vengono accumulati nell'ampolla rettale, diminuisce e poi scompare anche la putrefazione.
Questo comporta non solo l'eliminazione di una causa importante di autointossicazione, ma anche la diminuzione o la scomparsa della flora batterica patogena a favore di quella simbiotica.
Anche se nella grande maggioranza dei casi l'evacuazione è scarsa, si possono presentare scariche diarroiche ed emissioni di muco quando l'eliminazione attraverso il tubo digerente è particolarmente intensa.

Malattie acute e digiuno


Il digiuno nelle malattie acute


 

Nelle malattie acute non è rara l’inappetenza attraverso la quale l’organismo stesso segnala l’opportunità del digiuno. In queste patologie il digiuno non intensifica i processi eufisiologici, già intensi di per sé, ma li regolarizza, in modo che non siano troppo violenti o dolorosi e quindi difficilmente sopportabili. Il digiuno fa sì che i segni infiammatori si risolvano, la febbre non raggiunga punte alte, che i dolori si attenuino e non di rado scompaiano e in modo simile agisce sugli altri sintomi: le secrezioni anomale regrediscono, la tosse si attenua, la diarrea scompare rapidamente, gli ascessi si aprono all’esterno o si riassorbono.
La spiegazione di questi fenomeni risiede probabilmente nel fatto che, essendo durante il digiuno attivati tutti i processi eufisiologici e intensificate tutte le vie di eliminazione, non  avviene che alcune funzioni siano eccessivamente impegnate: il corpo si trova nella condizione ideale per integrare e armonizzare ogni reazione e pertanto i sintomi si attenuano  come si attenua l’impeto della corrente di un fiume quando si aprono canali collaterali.
Nelle patologie acute è in genere sufficiente un digiuno di durata  variabile dai tre giorni ad una settimana.
 In alcuni casi (condizioni generali scadute, soggetti magri, troppo giovani o troppo anziani, donne in gravidanza ecc.) può essere preferibile al digiuno assoluto un digiuno attenuato o una dieta depurativa.
Se i sintomi sono molto intensi si potranno somministrare blandi rimedi, come infusi, decotti, ecc.)
I criteri validi per le malattie acute lo sono anche per ottenere la  remissione di  riacutizzazioni spontanee di malattie croniche.
Quando si fa digiunare un soggetto affetto da patologia cronica non in fase acuta è meglio che il digiuno si inizi progressivamente, proprio per evitare una brusca riacutizzazione, indotta dal digiuno stesso, che potrebbe mettere in crisi il paziente; quando la riacutizzazione si è presentata spontaneamente è meglio viceversa iniziare immediatamente (se le condizioni generali lo permettono) un digiuno assoluto, che attenuerà più rapidamente i sintomi.